Nel settembre del 2017, il JAOA (Journal of American Osteopathic Association) ha pubblicato un interessantissimo case report sulla scoliosi idiopatica infantile progressiva. Si tratta di una patologia che, secondo i principi dell’osteopatia, non sarebbe altro che un pattern compensatorio causato da disfunzioni somatiche intraossee, presenti sia nella sfera craniale che in quella sacrale. Ciò porterebbe ad uno sviluppo asimmetrico e ad una conseguente deformazione dell’occipite che inevitabilmente comporterebbe una disfunzione della sincondrosi sfenobasilare.
Cos’è la sincondrosi sfenobasilare?
In Anatomia esiste una classificazione molto dettagliata delle articolazioni, anzitutto basata sui gradi di movimento di queste ultime o sul tipo di tessuto che le unisce o si interpone tra le superfici articolari. Secondo questa prima classificazione avremo tre tipologie di articolazioni:
• articolazioni fibrose
• articolazioni cartilaginee
• articolazioni sinoviali
Vi è poi una seconda classificazione di natura biomeccanica che suddivide le articolazioni secondo il loro grado di movimento:
• articolazioni mobili – DIARTROSI
• articolazioni semimobili – ANFIARTOSI
• articolazioni fisse – SINARTROSI
All’interno di ognuna di queste voci esisteranno chiaramente differenti tipologie di articolazione tutte con la medesima caratteristica dettata, in questo caso, dal movimento. La sincondrosi sfenobasilare rientra tra le sinartrosi secondo l’anatomia classica. Il termine sfeno-basilare, indica le due superfici articolari coinvolte ovvero il corpo dello sfenoide e la base dell’occipite.
Queste ossa, cosi come tutta l’organizzazione spaziale del cranio vennero studiate approfonditamente da WILLIAM GARNER SUTHERLAND che ne comprese la meccanica più profonda arrivando a determinare la presenza di un movimento intrinseco che gli osteopati chiamano MECCANISMO RESPIRATORIO PRIMARIO (MRP). Composto da cinque fattori, elencati in ordine di importanza, esso spiega anche la connessione tra osso occipitale e osso sacro per tramite delle cosiddette membrane a tensione reciproca.
Nello studio proposto da Richard A. Feely, DO; ET AL si parla della gestione della scoliosi idiopatica infantile in una bambina dell’età di dodici mesi. La curva si presentava a sinistra e con una ampiezza di 46.9°. La problematica è stata inizialmente affrontata con le cure ortopediche standard, corsetto incluso. Dopo due mesi la paziente si presenta nuovamente per la valutazione e la curva risulta peggiorata fino ad una ampiezza di 52°.
La piccola paziente, al primo trattamento osteopatico (OMT), che ha incluso anche la somministrazione DI manipolazione craniale (MMC), indossava un corsetto RISSER che si estendeva dalla prima vertebra toracica (T1) alla quinta vertebra lombare (L5). I genitori della bambina hanno deciso di rimuovere il corsetto all’età di 17 mesi, grazie al fatto che la curva era ridotta ad una ampiezza di 23°. Per 12 mesi il trattamento osteopatico è stata l’unica forma di terapia effettuata in maniera continuativa e consistente una volta al mese. A 28 mesi di età i radiografi misurarono 0° di scoliosi.
Questo caso dimostra dunque come l’OMT possa drammaticamente migliorare fenomeni come quelli della scoliosi idiopatica infantile.